Le Mans, 24° Ora: Porsche, una vittoria col fiato in gola

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    Vincono Bernhard-Hartley-Bamber davanti all'Oreca dei sorprendenti Jarvis-Tung-Laurent. In GTE PRO splendido l'arrivo in volata tra l'Aston Martin e la Corvette. Ma nessuna delle LMP1 ibride ha convinto

    È stata una delle edizioni della 24 Ore di Le Mans più strane e di grande pathos più che di spettacolo delle ultime stagioni. La Porsche 919 Hybrid di Bernhard-Hartley-Bamber ha vinto in extremis, quando nessuno sperava ce la potesse fare perché un grosso guaio l'aveva fermata nelle fasi iniziali e costretta a una rimonta impossibile.

    Per la Casa di Weissach si tratta del terzo successo di seguito e chissà quali saranno ora le decisioni del board in merito al suo futuro agonistico nella categoria. Per un assurdo gioco del destino ci hanno pensato le Toyota e l'altra Porsche a rimettere in gioco la 919 numero 2, unica superstite credibile del pianeta LMP1 ibrido uscito non proprio bene da una corsa difficile, caldissima, dove sembrava che a vincere potesse essere la " scandalosa " Oreca LMP2 di Jarvis-Laurent-Tung, bravissimi a salire sul secondo gradino del podio.

    Sia Porsche sia Toyota devono interrogarsi sulle tante cose che in questo lunghissimo e interminabile week end non hanno funzionato. La 919 Hybrid ha rotto sulla vettura vincente il drive train anteriore; quella di Jani-Lotterer-Tandy è rimasta senza pressione dell'olio, ovvero ha rotto il propulsore termico. Non è stata la prima volta. Perché la statistica dice che sono stati ben tre i motori rotti nel breve volgere di due settimane: il primo nel corso del prologo, il secondo nell'ultima sessione di qualifica di giovedi notte, il terzo in gara.

    Oscure le cause: in Porsche credevano di avere individuato il problema dopo le analisi del caso effettuate la settimana che ha preceduto la corsa. Però non si è vista la soluzione. Il quattro cilindri nel corso dell'inverno ha ricevuto parecchie migliorie; per contrastare la Toyota e il recupero del gap aerodinamico si è estremizzato un progetto comunque anziano, che risale all'esordio di Porsche nel WEC ibrido.

    Non che in Toyota le cose siano andate meglio. Kobayashi ha rotto la frizione, la vettura di Buemi il motore elettrico, quella di Lapierre è stata coinvolta in un incidente probabilmente evitabile. Ma resta l'impressione che la Casa giapponese abbia creato una vettura magnifica ma fin troppo raffinata e complessa poco adatta a una maratona come Le Mans, dove la semplicità e soprattutto la facilità di intervento da parte dei meccanici sono fondamentali. La dimostrazione si è avuta proprio con la TS050 di Bumei-Davidson-Nakajima. A parità di guasto i meccanici hanno impiegato molto tempo in più rispetto a quelli della Porsche poi vincitrice per rimetterla in pista. Sono cose che a Le Mans si pagano a carissimo prezzo.

    Ci sarà poi tempo per una valutazione in prospettiva che ha donato questa corsa. L'impressione è che possa rappresentare il canto del cigno di un'epoca e che l'anno prossimo Le Mans possa diventare diversa da quella che è stata negli ultimi anni. Il rischio che i grandi costruttori se ne vadano resta forte.

    Le nuove LMP2 hanno superato l'esame più difficile

    Le Mans 2017 ha detto altre cose. La nuova LMP2 è una formula indovinata. Nel complesso nessuna delle vetture ha sofferto di troppe magagne e i motori Gibson hanno fatto egregiamente il loro lavoro anche in fatto di prestazioni. Il risultato dell'Oreca di Jarvis-Laurent-Tung lo dimostra, perché al di là dell'essersi ritrovati al comando i tre hanno saputo risalire dopo un inizio nel quale Laurent aveva commesso un errore che sembrava irreparabile. La gara dei prototipi " piccoli " è stata bellissima e tirata fino alla fine. L'Oreca, che fornisce anche i telai all'Alpine, ha dominato in lungo e in largo tra i costruttori.

    La Ligier, pur con il discreto risultato ottenuto da Albuquerque-Owen-De Sadeeler, non è mai stata in corsa. La Dallara invece ha pagato lo scotto del noviziato e di una messa a punto aerodinamica ancora da rifinire. Però è stata ottima la prestazione del trio tutto italiano formato da Belicchi, Sernagiotto e Lacorte, sempre fuori dai guai, ben diretti dai box della Villorba che hanno badato al sodo sapendo che a Le Mans fare i fenomeni è facile ma è altrettanto semplice pagare con il ritiro ogni azzardo. E come prima esperienza essere riusciti a mettersi dietro tanta gente equivale a una vittoria.

    Viene dalla GTE AM l'unica consolazione Ferrari


    La GTE PRO ha vissuto una corsa indefinibile fino alle ultime ore con tutte le Case presenti in grado di giocarsi l'affermazione. Ha vinto dopo un finale thrilling e con pieno merito L'Aston Martin Vantage di Adam-Serra-Turner che ha piegato la resistenza della Corvette di Taylor-Garcia-Milner proprio all'ultimo giro con la Ford che ha preso il secondo posto dopo una sosta improvvisa della Porsche RSR e la debacle proprio negli ultimi chilometri della Corvette.. Purtroppo i duellanti dell'anno passato, Ford compresa e Ferrari, hanno alzato bandiera bianca quando i giochi si sono fatti importanti.

    La Ferrari, soprattutto, ha pagato un drive through comminato alla vettura di Bird-Molina-Rigon e un contatto di Calado che ha compromesso la funzionalità della 488 numero 51 dove l'inglese era stato ben coadiuvato da Pier Guidi e da Michele Rugolo, bloccata ai box per la sostituzione del radiatore. Ma rispetto alle rivali la Casa del cavallino è parsa sempre in affanno sui lunghi rettifili francesi. Si è consolata con il risultato tra le GTE AM con Vanthoor-Stevens-Smith vincitori davanti a Marco Cioci, bravissimo, Scott-Griffin e Bell-MacNeil-Sweeder mentre Cairoli è stato rallentato da problemi al cambio,Bertolini da innumerevoli guai fin dall'inizio e Balzan dalla scarsa vena dei suoi compagni di guida, oltre che da un urto subìto verso la fine che gli ha fatto perdere un sacco di tempo.In una Le Mans che da qualsiasi parte si guardi resta la corsa più difficile e affascinante al mondo.

    Fonte: it.Motorsport.com/
     
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